Le Nazioni Unite: tolleranza zero verso il “net zero-washing”

Alla Cop27 l'Onu lancia le linee guide, già annunciate a Glasgow, per impegni Net Zero credibili. Sarà la svolta nella lotta al greenwashing?

Andrea Di Turi
Troppo spesso gli impegni per la net zero si rivelano greenwashing © Tanaonte/iStockPhoto
Andrea Di Turi
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“Net zero”, emissioni nette zero di gas climalteranti: è diventata una sorta di parola magica usata un po’ da tutti – Stati, aziende, investitori – per indicare l’impegno a ridurre le emissioni, in particolare quelle di CO2, per contrastare l’emergenza climatica. Ma non tutti hanno remato dalla stessa parte.

Cos’è il “net zero washing”

Molti, infatti, hanno cavalcato la narrazione net zero adattandola ai propri fini. Ne è nata una gran confusione di termini e standard. Col risultato che chi a colpi di net zero voleva fare più che altro greenwashing, per continuare di fatto col business as usual, ci è riuscito. Ma il concetto è stato svuotato. Al punto che si è cominciato a parlare di net zero-washing: un modo di fare greenwashing legato appunto a impegni e strategie net zero. Dove le “compensazioni” di emissioni sono basate su tecnologie e calcoli a dir poco azzardati. Magari anche giocando un po’ col calendario, cioè procrastinando il più possibile i tagli alle emissioni più consistenti.

Arrivando però alla fine, magicamente, sempre a somma netta zero nel 2050, data fatidica entro cui dovrebbe materializzarsi il mondo net zero che secondo la scienza ci consentirebbe ancora di centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Alla lunga non poteva durare, perché gli uomini possono forse abboccare, ma il clima no. A sottolineare l’urgenza di fare chiarezza sugli impegni net zero era stato lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, durante la COP26 di Glasgow, in vista della quale si era assistito a una vera e propria corsa ad annunciare impegni net zero. A marzo 2022 è stato costituito il Gruppo di esperti di alto livello delle Nazioni unite sugli impegni net zero. E nei giorni della COP27 è arrivato il loro report.

investimenti sostenibili e rischio greenwashing
Anche gli investimenti sostenibili devono difendersi dal rischio di greenwashing © iStockPhoto / IvelinRadkov

Un decalogo di raccomandazioni

Quest’ultimo si rivolge alle non-State entities. Cioè mondo del business, istituzioni finanziarie, città e enti locali. Ma forse parla alla nuora perché suocera intenda, cioè la tirata d’orecchie vale anche per gli Stati, che non stanno facendo quanto dovrebbero nella lotta alla crisi climatica.

Le raccomandazioni degli esperti, guidati da Catherine McKenna (ex-ministro all’Ambiente e Climate Change in Canada), fanno chiarezza in particolare su quattro aree legate agli impegni net zero: integrità, credibilità, responsabilità (accountability) e ruolo dei governi, i quali insieme alle autorità di regolamentazione sono chiamati in causa specie quando si afferma la necessità di una corsa alla regolamentazione sugli impegni per azzerare le emissioni.

Le raccomandazioni sono dieci, ciascuna contiene dei messaggi principali e altri di dettaglio. Si parla ad esempio di come va fatto un annuncio di un impegno net zero; di come fissare e dettagliare gli obiettivi nel breve e medio termine, oltre che nel lungo; del fatto che gli obiettivi devono riguardare tutte le emissioni, dirette, indirette e della catena di fornitura, cioè scope 1, 2 e 3, per dirla coi termini tecnici; e anche della coerenza necessaria tra gli impegni presi e l’attività di lobbying, come dire che non ci si può impegnare sul net zero e allo stesso tempo stare in associazioni o gruppi che frenano politiche e regolamenti climatici stringenti.

Le fossili nel mirino

In particolare, il report prende di petto l’industria fossile, e la finanza che la sostiene, a cui è dedicata una raccomandazione specifica: un impegno per l’azzeramento delle emissioni non è credibile se si continua a investire nell’espansione della capacità produttiva di combustibili fossili. Al riguardo Guterres ha parlato di «insabbiamento tossico» e di «scandalo che deve finire». Anche McKenna non le ha mandate a dire, sottolineando nell’introduzione del report che «net zero è del tutto incompatibile con continui investimenti in combustibili fossili».

Le linee guida saranno una pietra miliare nella lotta al net zero-washing? È presto per dirlo, ma di sicuro sarà impossibile non tenerne conto quando si valutano strategie, impegni, obiettivi net zero. Per dirla con Guterres, è iniziata l’era della tolleranza zero.