Disabili psichici e coronavirus, emergono altre morti taciute 

17 decessi, 4 riconosciuti a San Colombano al Lambro. La mancanza di strumenti di protezione e il conflitto con i sindacati nel silenzio di Ats e Prefettura

Nicola Borzi
L'ingresso del Centro Sacro Cuore di Gesù per disabili psichici a San Colombano al Lambro, in provincia di Milano. (FOTO dal sito internet della struttura)
Nicola Borzi
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Sono 17 i decessi che da inizio marzo, secondo alcune fonti tra i dipendenti, sono stati causati dalla pandemia da coronavirus tra i 325 ospiti del Centro Sacro Cuore, una residenza sociosanitaria per disabili psichici a San Colombano al Lambro (Milano) di proprietà della Provincia lombardo-veneta dell’Ordine ospedaliero San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli.

Di questi, 12 sono stati resi noti nei giorni scorsi dal quotidiano locale “Il Cittadino” di Lodi attraverso un articolo e una lettera al giornale. Ma solo quattro morti, tutti anziani, sono stati registrati ufficialmente come deceduti per Covid19.

Dopo il caso dell’Istituto Bassano Cremonesini di Pontevico (Brescia), dal mondo delle strutture residenziali per i disabili psichici emerge così un’altra vicenda di contagio da coronavirus Covid19 nella quale sono rimaste colpite molte persone tra le più fragili.

L’identikit del Centro Sacro Cuore…

Questa volta il focolaio ha colpito un’istituzione di un grande ordine religioso a San Colombano al Lambro, un comune di 7.400 abitanti che è l’unica exclave della città metropolitana di Milano fra le province di Lodi e di Pavia. Il Centro Sacro Cuore di Gesù è una struttura di riabilitazione psichiatrica e per disabili psichici condotta dai padri dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli accreditata con la Regione Lombardia e il Servizio sanitario nazionale.

Offre servizi di residenzialità psichiatrica e posti letto socio-sanitari. Fanno parte della struttura anche tre centri diurni: uno per disabili, con una capienza di 30 ospiti; il centro socio educativo con 15 ospiti e il servizio di formazione all’autonomia, che può seguire fino a 35 persone. La struttura è organizzata in padiglioni e comunità riabilitative, composte dalla comunità riabilitativa di assistenza (Cra) San Camillo e dalla Cra Padre Emilio Bassi, strutturate in quattro appartamenti ciascuna in cui risiedono cinque Ospiti ciascuno.

e dei suoi 325 ospiti

Le comunità accolgono ospiti tra i 18 e 50 anni, con sindromi schizofreniche, disturbi affettivi, disturbi di personalità e accolgono anche ospiti con misure di prescrizione giudiziarie provenienti da residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza (Rems) per gli autori di reati affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, da carceri o da case di cura e custodia.

Vi sono poi comunità protette ad alta intensità (Cpa) che dispongono di 20 posti letto ciascuna: San Vincenzo De Paoli, San Giovanni Di Dio, San Raffaele, Don Carlo Gnocchi, San Bassiano e Sant’Agostino. Accolgono ospiti con misure di prescrizione giudiziarie con disturbi dello spettro schizofrenico e gravi disturbi di personalità e dell’umore, con patologie psichiatriche gravi associate a notevoli gradi di compromissione delle autonomie personali, disturbi da dipendenza da alcool.

Vi sono anche comunità riabilitative ad alta intensità che accolgono ospiti affetti da patologie psicorganiche, ritardi mentali gravi o medi e disturbi psichiatrici. Del Centro Sacro Cuore fa poi parte la Residenza sanitaria assistenziale per disabili (Rsd) San Riccardo Pampuri che accoglie ospiti tra i 18 e i 65 anni, che presentano gravi e gravissime disabilità con notevole compromissione dell’autonomia nelle funzioni elementari e ai quali sono stati tentati inutilmente tutti gli altri interventi riabilitativi, sanitari e psico-sociali.

I problemi di sicurezza sanitaria interna

Ora la situazione al Centro Sacro Cuore sta lentamente tornando alla normalità, ma, secondo numerose fonti interne alla struttura, nelle scorse settimane il focolaio ha causato alcune decine di infetti tra i pazienti, tra i quali una dozzina con gravi sintomi ricoverati negli ospedali di Sant’Angelo Lodigiano e di Lodi.

Vi sono stati poi numerosi casi di infezione tra il personale, con una cinquantina di operatori finiti contemporaneamente in malattia su alcune centinaia che lavorano nella Rsd.

Il tutto, denunciano i dipendenti, a causa di problematiche di sicurezza sul lavoro causate dal ritardo nella messa a disposizione dei dipendenti dei dispositivi di protezione individuale (mascherine, coprivesti idrorepellenti) e agli ospiti di dispositivi sanitari (termometri e quant’altro).

Alcune immagini trasmesse a Valori mostrano dipendenti del Centro Sacro Cuore che, invece delle coprivesti idrorepellenti, indossano sacchi della spazzatura condominiali trasparenti e invece di mascherine FFp dispongono di coperture inidonee a prevenire i contagi in ambienti infetti.

Un dipendente del Centro Sacro Cuore che, invece delle coprivesti idrorepellenti, indossa un sacco della spazzatura condominiale trasparente

I timori per le famiglie dei dipendenti

Quando le voci su quello che accadeva dentro il Centro Sacro Cuore si sono sparse sui social network e in paese (e il decesso per coronavirus di un operatore sanitario del Centro andato in pensione solo il primo marzo), hanno causato inquietudine e timori per la sicurezza sanitaria delle decine di famiglie dei dipendenti. Alcuni consiglieri comunali di opposizione di San Colombano al Lambro il 18 aprile hanno chiesto per iscritto informazioni sulla situazione del Sacro Cuore al direttore sanitario della struttura.

…e le domande inevase della comunità locale

Le loro domande il 22 aprile hanno ottenuto come risposta un “no comment” per “motivi di privacy”, con l’aggiunta che eventuali risposte sarebbero state fornite solo “nelle sedi istituzionali”, ovvero Ats e Prefettura di Milano, competente per la presenza nel Centro di alcuni ospiti con disabilità psichiche che hanno commesso reati. La stessa richiesta è stata così avanzata dai consiglieri comunali di minoranza al sindaco di San Colombano al Lambro, che ha tempo 10 giorni per rispondere.

Riunioni di emergenza, ammortizzatori sociali e interinali

Da parte loro i vertici del Sacro Cuore, come risulta da due verbali a disposizione di Valori, il 10 e il 14 aprile hanno tenuto due riunioni per la “gestione dell’emergenza Covid19”, cercando una interfaccia con l’Ats competente in modo da poter ottenere la messa a disposizione di dispositivi di protezione individuale e uno screening degli ospiti e dei dipendenti.

Ma non basta: il Centro Sacro Cuore il 15 aprile ha concordato con i sindacati la sospensione dei rapporti di lavoro e l’utilizzo degli ammortizzatori sociali per una decina di dipendenti, cercando con alterne fortune di coprire i vuoti dell’organico causati dalla malattia di decine di dipendenti attraverso il ricorso a contratti interinali. E il 22 aprile ha concordato con i sindacati il ricorso all’anticipo dell’80% dell’indennità prevista dal Fondo integrativo salariale e la fruizione dei riposi compensativi.

Un annuncio che compare in questi gironi sul sito del Centro Sacro Cuore di Gesù www.fatebenefratelli.it

La dura risposta dei sindacati

Ma non tutti i sindacati hanno accettato: in una nota ai dipendenti, la Fials-Confsal territoriale ha spiegato di ritenere «del tutto ingiustificato il ricorso agli ammortizzatori sociali, peraltro non meglio precisati» anche per «le modalità sbrigative ed autarchiche utilizzate quasi che i dipendenti fossero pacchi da collocare».

Il sindacato non ha capito «i motivi per cui un ente ecclesiastico, con finalità di assistenza e cura dei più deboli, si precipiti ad adottare queste forme di risparmio» e ha concluso che «l’assenza di motivazioni congrue e quindi legittime dimostri l’intenzione di usare questo mezzo estremo nel tentativo di incutere timore nel personale dipendente».

Fials-Confsal, che ha diffidato il Centro Sacro Cuore dal proseguire nella sua azione, ha chiesto «l’applicazione di tutte le precauzioni sanitarie del caso, compresa la predisposizione e l’effettuazione degli screaning necessari per stabilire l’entità dei contagi tra gli operatori e i pazienti ponendo gli eventuali operatori positivi  sotto la tutela dell’infortunio e non degli ammortizzatori sociali e i pazienti avviati alle cure che il caso prescrive tassativamente».

L’Ordine dei Fatebenefratelli, un gigante con 400 strutture nel mondo e 22 in Italia

Il Centro Sacro Cuore è una delle oltre 400 strutture in 52 Paesi dei cinque continenti, delle quali una ventina in Italia, che fanno capo all’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, popolarmente chiamato Ordine del Fatebenefratelli, fondato nel 1572. L’ordine, che a livello mondiale dalla casa generalizia di Roma governa 22 Province, 6 delegazioni provinciali e una delegazione generale, è un gigante dell’assistenza religiosa, spirituale e medicosanitaria agli ammalati e vede l’Italia divisa tra la Provincia Romana e quella Lombardo Veneta. Le strutture gestite nel mondo danno lavoro a oltre 45mila collaboratori e contano su 8mila volontari. In Italia le comunità sono 22. A Roma è presente la curia generalizia in via della Nocetta, dalla quale per la Provincia Romana dipendono l’ospedale San Giovanni Calibita dell’Isola Tiberina, la Farmacia Vaticana ed il Centro studi internazionali.

Ci sono poi l’Ospedale San Pietro (Roma), l’Istituto San Giovanni di Dio (Genzano), il Soggiorno San Raffaele (Alghero), l’Ospedale Sacro Cuore di Gesù (Benevento), l’Ospedale Madonna del Buon Consiglio (Napoli), l’Ospedale Buccheri La Ferla (Palermo) e l’Ospedale San Nicolò (Perugia), oltre a due centri clinici nelle Filippine. Alla Provincia Lombardo Veneta , oltre al Centro Sacro Cuore di San Colombano al Lambro, fanno capo la Residenza Sanitaria Assistenziale San Carlo Borromeo di Solbiate con Cagno, la Casa di Riposo e di Accoglienza San Pio X di Romano d’Ezzelino, l’Irccs Istituto Centro San Giovanni Di Dio Fatebenefratelli di Brescia, l’Ospedale Sacra Famiglia di Erba, il Centro Sant’Ambrogio di Cernusco sul Naviglio, l’Ospedale San Raffaele Arcangelo di Venezia, il Presidio Ospedaliero Riabilitativo Beata Vergine della Consolata di San Maurizio Canavese, la Casa di Riposo Residenza Protetta Villa San Giusto di Gorizia e la Casa di ospitalità Fatebenefratelli dei Piani d’Invrea (Varazze).

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Il Fatebenefratelli risponde

Ecco la risposta del responsabile dell’area comunicazione della Provincia Lombardo Veneta dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli):

«Il Centro di riabilitazione psichiatrica “Sacro Cuore” di San Colombano al Lambro è di proprietà ed è gestito dall’Ente Provincia Lombardo Veneta dei Fatebenefratelli, che rappresenta l’articolazione territoriale dell’Ordine Ospedaliero fondato da San Giovanni di Dio. Per missione ci dedichiamo ai malati e ai bisognosi coniugando l’attenzione al corpo e allo spirito nel rispetto della persona e della sua individualità, affiancando il paziente come professionisti della salute.

L’Ordine possiede e gestisce direttamente numerose strutture sociosanitarie e sanitarie nel mondo, oltre a istituti di ricerca. Tutte le strutture sanitarie della Provincia Lombardo Veneta sono convenzionate con il Sistema sanitario nazionale.

Lo stretto rapporto che ci lega ai diversi sistemi sanitari regionali in cui operiamo riflette la volontà di offrire i nostri servizi a tutti i cittadini, ci impegna a rispettare precisi standard assistenziali e normative vigenti, periodicamente verificate dagli organi competenti.

Proprio tali normative peraltro ci indicano che ogni dato di carattere sanitario attinente all’emergenza Covid-19 può essere divulgato solo da Regione Lombardia.

Non ci risultano i problemi citati. Fin dall’inizio dell’emergenza, con risorse proprie e grazie alla disponibilità dei nostri collaboratori, abbiamo adottato scrupolosamente le misure di contenimento del Covid 19 fissate dalla Regione Lombardia.

Infatti è stata disposta fin dal 21 febbraio la chiusura del Centro agli accessi esterni e istituito un’unità di crisi multidisciplinare che quotidianamente vigila sul rispetto delle indicazioni operative e sulle misure di profilassi da adottare.

È noto che esistano problemi di fornitura di tamponi, questione peraltro sollevata anche dalla Provincia Lombardo Veneta in passato. Pertanto in ordine ai decessi, rispetto ai 325 ospiti della struttura, possiamo confermare in quanto notizia già divulgata che quattro anziani sono deceduti per Covid 19.

Dobbiamo inoltre precisare che, secondo procedura, quando un ospite mostra sintomi di Covid-19 viene immediatamente isolato e disposto il suo ricovero all’ospedale più vicino, dove purtroppo, in alcuni casi, l’esito della patologia può essere infausto».