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Bangladesh, 50 milioni di dollari per la sicurezza nel tessile

Da un accordo di cooperazione internazionale altri 50 milioni di dollari per mettere in sicurezza le fabbriche tessili bengalesi…

moda, fast fashion e settore tessile. Foto di Jan Stgeiner. Pixabay License. Libera per usi commerciali

È di qualche giorno fa la notizia di un altro passo fatto per scongiurare il rischio di nuove tragedie come quella di  Rana Plaza  in  Bangladesh. A diffonderla ilAccord on Fire and Building Safety in Bangladesh, organismo costituitosi per promuovere e sovrintendere la messa in sicurezza del settore tessile nel Paese (vedi anche  Valori di aprile scorso), che ha stretto una collaborazione con IFC (International Finance Corporation) un’agenzia della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (BIRS). Oggetto dell’accordo la garanzia di  50 milioni dollari  di prestiti orientati alla sicurezza strutturale e impiantistica delle fabbriche e dei laboratori nel cosiddetto Ready–Made Garments (RMG), ovvero il comparto della realizzazione e confezionamento dell’abbigliamento  destinato perlopiù ai grandi marchi della  moda  occidentali. Un comparto tanto prezioso poiché per il Paese asiatico rappresenta gran parte delle sue fonti di reddito e di lavoro.  

La notizia è importante perché l’Accordo, patto giuridicamente vincolante tra più di 200 marchi globali di abbigliamento, rivenditori e 2 sindacati internazionali e loro affiliati, copre ben  1500 fabbriche  di abbigliamento nel Paese. Grazie a questa ulteriore iniezione di risorse proseguirà un ambizioso – e mai tentato in nessuna nazione – programma fatto di migliaia di ispezioni e interventi progettati per a garantire l’intero comparto industriale da  incendi, guasti elettrici, cedimenti strutturali: un compito enorme e richiede notevoli risorse.